
La maggior parte di noi ha delle storie preferite, che ha letto da solo o che gli raccontavano da piccolo, queste storie esprimono qualcosa su di noi e analizzandole più nel dettaglio, scopriamo anche che queste storie ci comunicano qualcosa dei nostri problemi e ci aiutano nel trovare una soluzione o un modello a cui ispirarsi.
Le fiabe però sono storie particolari nelle quali succedono cose straordinarie, in esse accadono magie, personaggi strani, eventi impossibili.
Qui potremmo dire: è solo una fiaba! È solo per bambini!
E no, la fiaba parla il linguaggio dell’inconscio, attraverso simboli, metafore, immagini, la fiaba è simile al sogno quindi come esso ci aiuta a comprendere meglio i processi inconsci, per questo permettono di farci entrare nel mondo interiore di una persona più velocemente e aiutare il paziente a tradurre i messaggi dell’inconscio e guidarlo verso la sua individuazione.
Chi non ha una fiaba preferita dell’infanzia?
Che se la faceva leggere mille volte e che ancora adesso se la ricorda con sentimento, sono quelle le fiabe che ci raccontano, ci smuovono il mondo interiore.
In terapia è fondamentale che la fiaba ci tocchi sul piano emotivo e non razionale, che entri in comunicazione con le nostre fantasie e metta in movimento le nostre immagini fisse, in modo da influenzare la nostra vita fantastica e i nostri processi emotivi in genere. L’immaginario costituisce un meraviglioso campo di esperimento, illimitato e innocuo, delle possibili soluzioni ai problemi e favorisce il processo terapeutico.
Dal punto di vista strutturale le fiabe iniziano sempre da una situazione problematica, ad esempio:
il vecchio Re è caduto in disgrazia, il raccolto del castello che da anni non produce frutti, oppure si scopre che la Regina non può avere figli; per poi mostrare come essa vada affrontata. Solitamente la descrizione di un regno, una foresta, una situazione problematica iniziale, rispecchia l’ambiente psichico che lo domina e su cui si svolgerà la fiaba.
Ogni personaggio incarna un lato psichico di noi, ci proporne personaggi alternativi a quelli già proposti e la presa di coscienza di prospettive diverse e creative oltre a quelle già sperimentate.
Attraverso l’identificazione con l’eroe della fiaba, ci viene trasmessa la speranza che i problemi siano risolvibili, che esista sempre un mutamento creativo.
Calvino considera la fiaba come: “una spiegazione generale della vita; il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e una donna, soprattutto per la parte di vita che è il farsi un destino: la giovinezza, che poi vede la sua conferma nella maturità e nella vecchiaia” (Calvino, 1956, p.17)
In fondo siamo tutti un po' Biancaneve, il Bianconiglio, Peter Pan o la strega cattiva. Scegliamo con cura il nostro personaggio del cuore e rievochiamolo quando ne abbiamo bisogno, perché quel personaggio in fondo è una parte di noi che ha bisogno di essere ascoltata e amata. E può diventare un nostro grande alleato.

Dott.ssa Elsa Falciani Psicologa Psicoterapeuta Analista Junghiana
Comments