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La fiaba nella psicoterapia di un adulto: non sono un eroe

Aggiornamento: 31 mar 2021



Non c’è bisogno di indentificarsi per forza con un eroe forte e invincibile, perché ci può mettere di fronte ad aspettative irraggiungibili e potrebbe subentrare la frustrazione.

La frustrazione di non sentirsi come l’eroe, fa sentire inadeguati e fa fare dei passi indietro rispetto al cammino che si vuole intraprendere.


A volte l’eroe, come in questa fiaba (Le tre piume), è considerato lo stupido della famiglia o della comunità, lo sfortunato, quello da prendere in giro, ma Il Grullo è anche spontaneo, vivace, semplice e che prende le cose così come sono.

Ma leggiamo la fiaba:


Le tre piume - Fratelli Grimm

C'era una volta un re che aveva tre figli: due erano intelligenti e avveduti, mentre il terzo parlava poco, era semplice, e lo chiamavano il Grullo. Quando il re diventò vecchio e pensò alla sua fine, non sapeva quale dei figli dovesse ereditare il regno dopo la sua morte. Allora disse loro: Andate, colui che mi porterà il tappeto più sottile diventerà re dopo la mia morte. E perché‚ non litigassero fra di loro, li condusse davanti al castello, soffiando fece volare in aria tre piume e disse: dovete seguire il loro volo.

Una piuma volò verso oriente, l'altra verso occidente, mentre la terza se ne

volò diritto e non arrivò molto lontano, ma cadde a terra ben presto. Così un fratello andò a destra, l'altro se ne andò a sinistra; il Grullo invece fu deriso perché‚ dovette fermarsi là dov'era caduta la terza piuma.

Il Grullo si mise a sedere tutto triste. D'un tratto scorse una botola accanto alla piuma. L'aprì e discese una scala venendosi a trovare davanti a un'altra porta; bussò e sentì gridare dall'interno:

"Oh, Donzelletta verde e piccina

Dalla zampa secca,

Sparuta cagnolina,

Ehi proprio tu, stammi a sentire,

Chi c'è là fuori mi devi dire!"

La porta si aprì ed egli vide un rospo grande e grosso, con tanti piccoli rospetti attorno.

Il rospo grande gli domandò che cosa egli desiderasse. Rispose: "Un tappeto che sia il più bello e il più

sottile di tutti" Allora il rospo chiamò uno dei suoi rospetti e disse:

"Oh, Donzelletta verde e piccina

Dalla zampa secca,

Sparuta cagnolina,

Ehi proprio tu, stammi ad ascoltare,

Proprio la scatola mi devi portare!"

La bestiola andò a prendere la scatola e il rospo grande l'aprì e diede al Grullo un tappeto, bello e sottile come nessun altro sulla terra. Il Grullo ringraziò e se ne tornò a casa.

Gli altri due fratelli credevano che il minore fosse tanto sciocco che non sarebbe stato in grado di trovare nulla. "Perché‚ darsi la pena di cercare tanto!" dissero;

tolsero alla prima pecoraia che incontrarono le rozze vesti e le portarono al re. In quella arrivò anche il Grullo con il suo bel tappeto, e quando il re lo vide si meravigliò e disse: "Il regno spetta al più giovane." Ma gli altri due non gli diedero pace, dicendo che era impossibile che il Grullo diventasse re; e lo pregarono di porre un'altra condizione. Allora il padre disse: "Erediterà il regno colui che mi porterà l'anello più bello.

Condusse fuori i tre fratelli e soffiò in aria le piume che essi dovevano seguire. I due maggiori se ne andarono di nuovo verso oriente e verso occidente, mentre la piuma del Grullo volò dritta e cadde accanto alla botola. Egli scese di nuovo dal grosso rospo e gli disse che aveva bisogno dell'anello più bello del mondo. Il rospo si fece portare la scatola e gli diede un anello bellissimo, quale nessun orefice sulla terra avrebbe mai saputo fare. I due fratelli maggiori si fecero beffe del Grullo che andava in cerca di un anello d'oro, e non si diedero molta pena: schiodarono un anello da un vecchio timone e lo portarono al re. Ma quando questi vide lo splendido anello che aveva portato il Grullo, disse: "Il regno spetta a lui."

Ma i due maggiori tormentarono tanto il re finché egli pose una terza condizione e stabilì che avrebbe ottenuto il regno chi avesse portato a casa la donna più bella. Tornò a soffiare in aria le tre piume, che volarono come le altre volte.

Allora il Grullo si recò per la terza volta dal rospo e disse: "Devo portare a casa la donna più bella."

- "Accidenti!" rispose l'animale, "la donna più bella! Sarai tu ad averla." Gli diede una zucca cui erano attaccati sei topolini. "Che me ne faccio" pensò il Grullo tutto triste. Ma il rospo disse:

"Adesso mettici dentro uno dei miei rospetti." Egli ne prese uno a caso e lo mise nella zucca; ma non appena l'ebbe sfiorato, il rospo si tramutò in una bellissima fanciulla, la zucca divenne una carrozza e i sei topolini, sei cavalli. Salirono in carrozza, e il giovane baciò la fanciulla e la portò al re. Giunsero anche i fratelli, che avevano sottovalutato a tal punto il fratello da condurre con sé le prime contadine che avevano incontrato. Allora il re disse: "Dopo la mia morte il regno toccherà al minore" Ma i due maggiori ricominciarono di nuovo a protestare dicendo di non poter ammettere che il Grullo diventasse re, e pretesero che avesse la preferenza quello la cui moglie era in grado di saltare attraverso un cerchio appeso in mezzo alla sala.

Essi infatti pensavano: "Le contadine sono forti e ci riusciranno, la delicata fanciulla invece si ammazzerà saltando." Il re accordò anche questa prova. Le due contadine saltarono e riuscirono sì ad attraversare il cerchio, ma erano così sgraziate che caddero a terra spezzandosi braccia e gambe. Poi saltò la bella fanciulla che il Grullo aveva portato con un saltò attraverso l'anello con agilità estrema e conquistò il regno. Alla morte del re, il Grullo ereditò così la corona e regnò a lungo con grande saggezza.


In questa Fiaba l’eroe non è proprio il classico eroe come potrebbe essere un Ercole, forte, bello, astuto, prestante, coraggioso, invincibile ma ci fa vedere come l’eroe può essere un eroe “pigro”.

Queste figure di eroi “pigri” compensano l’atteggiamento collettivo che dà troppa importanza all’efficienza e alla prestazione.

Il Grullo non va troppo lontano e trova la soluzione proprio dove si trova, dove trova una botola, la apre e deve scendere le scale e andare nel sotto terra, quindi deve scendere nel mondo inconscio per trovare il suo destino.

L’eroe è una figura archetipica che presenta il modello di un Io che opera in armonia col Sé, ci si identifica con lui/lei e si è contagiati dal suo stato d’animo.


Se ai bambini si racconta loro la storia del brutto anatroccolo, tutti i bambini che hanno complessi di inferiorità sperano di conquistare la principessa, ed è proprio che così che opera la storia, offrendo un modello vitale, incoraggiante, vivificante.

 

Dott.ssa Elsa Falciani Psicologa Psicoterapeuta Analista Junghiana


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