Negli ultimi mesi alcuni drammatici casi di cronaca, come la tragica vicenda di Maria Paola e Ciro, o la più recente tragedia familiare di Carignano, mi hanno fatto riflettere tanto sul concetto di amore: su quante volte si compiono i peggiori delitti in nome di un abusato concetto di amore.
Troppo amore. Amore sbagliato. Amore non corrisposto. Amore ferito. Amore che trasforma l'Altro da soggetto che ama ad oggetto da cui pretendere amore, a patto che corrisponda a determinate caratteristiche.
È una questione complessa, e ho cercato un nucleo attorno al quale sentire qualcosa, per trasformare il dolore appreso da queste notizie in una riflessione che potesse nutrirmi.
Una riflessione/introspezione sull'amore che vorrei saper dare e saper ricevere. Mi è venuta in aiuto un'antica pratica Buddista, la Metta, o Pratica della Gentilezza amorevole, volta a risvegliare il nostro amore più puro e disinteressato.
Chi di noi non si interroga mai su quanto si sente amato? Chi di noi non valuta mai se il modo con cui viene amato è quello "giusto"? Siamo spesso critici, allerta, nei confronti di partner, genitori, figli, amici, attenti a sentire se ci riconoscono, ci gratificano, ci rendono felici, se riusciamo a inquadrarli nel modello delle nostre aspettative e, di conseguenza, se noi stessi rientriamo nei modelli ideali di BuonaMadre, Lavoratore Efficiente, Bravo figlio, Bravo marito/moglie, Buon amico.
Quanto spesso invece ci chiediamo: come amo io le altre persone? Quale parte di me ama?
Riesco ad amare in modo davvero altruistico, senza aspettarmi che la persona che amo mi dia un continuo ritorno, riconoscimento?
La pratica di Metta ci invita a chiudere gli occhi, evocare la persona che ci viene più facile amare e sentiamo che sensazioni arrivano al nostro cuore e lasciare che questo ci spalanchi il cuore.
Proviamo ora a immaginare persone cui teniamo, ma con cui abbiamo qualche difficoltà, con cui ci sentiamo in conflitto.
Cosa succede ora a pensieri, emozioni, sensazioni?
Andiamo avanti e proviamo, focalizzando l'immagine di queste persone, a rivolgere loro l'augurio di avere una vita felice, di sentirsi sempre al sicuro, di vivere una vita agiata. Cosa notate?
È difficile? Forse. Ma val la pena di provare. Perché se anche solo per un minuto riusciamo a sperimentare la straordinaria sensazione di un amore che lascia l'Altro libero, percepiremo tutta l'energia e la bellezza di quello che possiamo dare.
Amare, senza quella voce critica sempre attenta a ricordarci quello che l'Altro non ci dà, quello che ci manca: amare in un modo che lascia liberi di aprire lo sguardo a tutto ciò che abbiamo e di cui possiamo essere grati. Un Amore che accetta, che abbraccia, che non pone condizioni.. che forse è possibile quando prima di tutto riusciamo ad amare noi stessi.
Il fine ultimo non è essere buoni, o altruisti: questo è piuttosto il mezzo per emanciparci da quella rabbia e quel senso di inadeguatezza che rimbalzano un po' su di noi e un po' sugli altri, alimentando quelle narrazioni disfunzionali su noi stessi e che ostacolano una vita piena e soddisfatta.
Dott.ssa Elisa Accornero Psicologa dello sviluppo – Psicoterapeuta oncologica EMDR– Mindfulness – Ipnosi Tel. +39 347 50 345 46
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